Il 2016 perfetto di Nico Rosberg prosegue in Cina, con la vittoria schiacciante conquistata oggi (la seconda a Shanghai, la 17° in carriera, la 6° consecutiva) che gli consente di avere la bellezza di 36 punti di vantaggio sull’unico vero rivale in Campionato finora, il compagno di squadra Lewis Hamilton che, partito ultimo, ha chiuso 7°. Sul podio con lui Sebastian Vettel (a 37.7 secondi) e il pilota Red Bull Daniil Kvyat (per la seconda volta in carriera).
Una gara in cui l’azione non è certo mancata, a partire dal via, con Daniel Ricciardo che ha preso il comando dalla 2° posizione ma dietro il caos, con il contatto tra le due Ferrari, quando Kvyat ha passato il tedesco all’interno, e Raikkonen subito costretto a rientrare ai box. Vettel via radio ha subito accusato il russo della Red Bull di essere un matto e di aver fatto una manovra da suicidio, con una discussione proseguita poi nel retro podio (e secondo noi quando Vettel rivedrà le immagini capirà di aver esagerato e che si tratta semplicemente di un incidente di gara…).
Nel frattempo Hamilton aveva recuperato 5 posizioni alla curva 1 ma dopo essere finito su un pezzo dell’ala di Raikkonen, è stato colpito dalla Sauber di Nasr, con l’ala distrutta e finita sotto la Mercedes, causando anche danni al fondo e perdita di carico aerodinamico che hanno rallentato la sua rimonta.
Il sogno di Ricciardo è letteralmente esploso nel giro 3, per una foratura al posteriore sinistro, causata da un detrito, come detto subito dal team e da Pirelli. Per rimuovere i detriti è entrata in pista la safety car, che ha rimescolato le carte. Durante i 5 giri in cui è rimasta in pista, Hamilton ha fatto due soste, montando prima le supersoft per un giro e poi le soft, mescola con cui era partito, cosa che gli ha permesso di avere libertà di scelta per il resto della gara.
Alla ripartenza, Vettel era 15°, Ricciardo 17°, Raikkonen 19° e Hamilton 21°. Per Rosberg è stata solo questione di gestire il vantaggio, mentre dietro di lui tutti lavoravano di strategie, con le posizioni a cambiare di continuo dal secondo in poi. Kvyat è stato secondo per quasi tutto il GP, con Vettel che ha sfruttato un breve stint sulle supersoft per rimontare nel traffico e andarlo a riprendere. Le posizioni si sono scambiate quando la Ferrari ha messo Vettel sulle soft, più veloce della Red Bull sulle medie.
A un certo punto, prima della quarta sosta dopo 21 giri, Hamilton era terzo, approfittando delle soste ai box degli altri, ma altri due pit stop (per un totale di 5!) l’hanno fatto retrocedere in entrambe le occasioni. E’ arrivato a insidiare la 4° posizione della Williams di Massa, poi è stato passato da Ricciardo e Raikkonen. L’australiano ha così conquistato il 4° posto per la terza gara consecutiva, con Raikkonen 5°, seguito da Massa, Hamilton, i due della Toro Rosso Max Verstappen e Carlos Sainz e Valtteri Bottas a completare la top 10. Nonostante i numerosi contatti e incidenti, tutte e 22 le monoposto hanno completato la gara, il che ha quasi dell’incredibile, 66 i pitstop effettuati, con la Renault di Jolyon Palmer ultima alla bandiera a scacchi.
Considerazioni: non è cambiato niente, le forze in campo restano le stesse dei precedenti GP, unica differenza il fatto che Hamilton sia partito ultimo e, con tutte le disgrazie avute, sia arrivato solo 7°, altrimenti davanti di Mercedes ce ne sarebbero state due.
Ottima la rimonta della Ferrari: gli uomini al muretto non hanno perso la testa e hanno gestito al meglio la situazione, come ha fatto Iceman Kimi. Lo stesso non si può dire, invece, di Sebastian Vettel, troppo nervoso, lo si vedeva anche in fase di sorpasso. E troppo “lamentoso”: il team radio alla fine, col continuare a rimarcare quello che per lui è stato l’errore di Kvyat e le scuse al team e a Kimi e poi la scena nel retro podio (con un Kvyat che gli ribadiva che stava semplicemente correndo…) sono stati davvero eccessivi. E allora Kimi cosa avrebbe dovuto fare visto che è stato travolto? Compagno di squadra o no, gli saranno girate e non poco… Insomma, si tratta di F1, non di balletto classico, o no? Un sorriso in più sul podio ci stava, Sebastian, in fondo sei arrivato secondo… E chi in TV ha paragonato queste scene a quelle tra Senna e Schumacher o Senna e Prost ci ha fatto sobbalzare sulla sedia! A noi ha piuttosto fatto tornare in mente la bambinata del cappellino tra Nico e Lewis.
Per il resto, se le forze in campo restano le stesse, e podii e punti sono comunque importanti, così come la capacità e la velocità di recupero, un dettaglio non deve sfuggire: c’è stata la safety car, ma restano comunque 37,7 secondi dal leader alla bandiera a scacchi… Testa bassa e piedi per terra, in vista del prossimo round in Russia. E grazie gomme: i regolamenti 2016 fanno la loro parte, e la possibilità di scegliere si sta rivelando l’arma anti-noia di questa Formula 1.
Barbara Premoli
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