Che cosa c’entra il calcio coi motori? Niente. Ma ci sono eventi che vanno oltre le categorie. Il 4 maggio 1949 la tragedia del Grande Torino a Superga. “Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede“: così si legge sul sito del Torino FC. Basta andare a Superga per capire l’assurdità della vita. Si percorre la strada in discesa ed è come se una calamita ti attirasse lì. E li vedi, guardi i loro visi nelle foto, leggi i loro nomi ed è come se ci fossero ancora tutti, li senti. Sei lì e sai che l’aereo si è schiantato proprio lì, non ha raso al suolo la Basilica. E ti viene rabbia, perché se la Basilica si è salvata ed è ancora lì, perché non loro? Poteva essere più in alto, doveva essere più in alto se non fosse stato per quella maledetta nebbia… poteva finire contro la chiesa… passare di lato, ma no: alle 17.05 di quel 4 maggio 1949 il trimotore I-Elce di ritorno da Lisbona si schiantò proprio lì e nell’incidente persero la vita in 31, fra cui 18 giocatori, quasi tutti nazionali:
Valerio Bacigalupo
Aldo Ballarin
Dino Ballarin
Emile Bongiorni
Eusebio Castigliano
Rubens Fadini
Guglielmo Gabetto
Ruggero Grava
Giuseppe Grezar
Ezio Loik
Virgilio Maroso
Danilo Martelli
Valentino Mazzola
Romeo Menti
Piero Operto
Franco Ossola
Mario Rigamonti
Giulio Schubert
Gli allenatori Egri Erbstein, Leslie Lievesley
Il massaggiatore Ottavio Cortina
I dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti e Ippolito Civalleri.
E tre dei migliori giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport), Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo) e Luigi Cavallero (La Stampa) e i membri dell’equipaggio Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Celeste Biancardi e Antonio Pangrazi. Solo a rileggere questo elenco manca il fiato. Erano la squadra più grande ed erano grandi uomini, normali nel quotidiano e allo stesso tempo eroi di un mondo del calcio che purtroppo non esiste più, ma che loro continuano a farci sentire, anche 68 anni dopo. Come scrisse Indro Montanelli “Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta”.
Chi mi conosce sa che oltre ai motori amo il calcio, indipendentemente dalle maglie, che sono “strana” e che quando sento una cosa la dico e la faccio: oggi voglio ricordare questi ragazzi, sportivi veri, che basta rivedere le immagini di alcune partite per avere i brividi. Ragazzi che sono solo in trasferta.
Barbara Premoli