Ecco di seguito gli aumenti dei pedaggi per singola società, in base ai dati del Ministero delle infrastrutture e trasporti.
ATIVA (Autostrada Torino Ivrea Val D’Aosta) 0,82%
Autostrade per l’Italia 4,43% Brennero 1,63% Brescia-Padova 1,44%
Centropadane 8,01%
Cisa (A15) 6,26%
Autostrada dei Fiori (A10) 2,78%
Consorzio autostrade siciliane Messina-Catania 0 Consorzio autostrade siciliane Messina-Palermo 0
Autovie Venete 7,17%
Milano Serravalle e Milano Tangenziali 4,47%
Tangenziale di Napoli 1,89%
Rav (Raccordo autostradale Valle d’Aosta) 5,00%
Salt (Società Autostrada Ligure Toscana) 3,07%
Sat (Società Autostrada Tirrenica) 5,00%
Autostrade Meridionali (Sam) 0
Satap A4 Tronco Novara est-Milano/Torino-Novara est 5,27%
Satap Tronco A21 Torino-Alessandria-Piacenza 1,66%
Sav (Autostrade Valdostane) autostrada e raccordo 5,00%
Sitaf – Barriera di Bruere 4,23%
Sitaf – Barriera di Avigliana 4,31%
Sitaf – Barriera di Salberttrand 3,81%
Torino-Savona 1,60%
Cav-A4 Venezia-Padova Tang. Ovest Mestre e racc. con Aeroporto Marco Polo e Passante Mestre 6,26%
Strada dei Parchi (A24-A25) 8,28%
Asti-Cuneo 0
Che Lupi sia un cattolico osservante non c’è dubbio. Che l’onorevole Lupi, nonché ministro del governo Letta, sia uno che ami la redistribuzione è altrettanto chiaro. Ma, ministro onorevole Lupi, lei ha letto le avventure di Robin Hood al contrario. Lei assomiglia di più al perfido sceriffo di Nottingham che al ben più evangelico Robin. Il suddetto arciere toglieva ai ricchi e poi dava ai poveri. Lei, ci consenta (come dice il suo vecchio Capo Partito) toglie a noi poveri automobilisti e dà, con grande generosità, alla ricca famiglia Benetton e a tutti i concessionari delle autostrade italiane che, per inciso, i cittadini dello Stivale, a suon di tasse, hanno pagato per la loro (delle autostrade, si intende) realizzazione.
Ora il ministro nato a Milano ci informa che ci è andata bene perché i gestori delle strade veloci volevano di più. E siccome, a differenza di quanto cantava Gianni Morandi & Co, non si può dare di più, il nostro impavido ministro si è levato a usbergo difendendo gli interessi della comunità e a fronte di supposti (molto supposti) investimenti in migliorie strutturali ha concesso aumenti medi che sfiorano il 4%. Ora, mentre corriamo a 130 km/h (ma non si poteva alzare il limite fino a 150 km/h?) e facciamo lo slalom tra pezze di asfalto tutt’altro che coerente e magari anche qualche buco, ci chiediamo quali siano stati nell’anno di grazia 2013 gli investimenti fatti… Così i supposti si trasformano in supposte (per i soliti noti).
Bene, così ragionando il 6 gennaio scorso siamo rientrati in città felici delle vacanze trascorse, almeno fino alla barriera che chiudeva il nostro viaggio autostradale. Di lì in poi il nostro umore è diventato molto più buio e non soltanto perché le vacanze erano finite. Spendere le cifre che si spendono in Italia sulle tratte autostradali è assurdo. Certo in Francia, per esempio, se si va in autostrada si spende altrettanto e forse anche di più. Ma se si vuole utilizzare la viabilità alternativa i tratti di superstrade a quattro corsie non mancano.
Da noi o pigli la strada a pedaggio oppure ti infogni su impresentabili e intransitabili tratturi (anche in pianura) pieni di traffico e di trappole che ti costringono a guidare con occhi da camaleonte (uno guarda la strada, l’altro spia il ciglio alla ricerca degli autovelox) con tanti saluti alla sicurezza. Insomma, le regole ci sono, la legge (per la concessione degli aumenti dei pedaggi) parla chiaro e sarebbe bello farla rispettare veramente. E poi la privatizzazione doveva essere un vantaggio per noi, non per loro. E, nonostante non siamo nostalgici amanti dell’IRI e di tutte le sue nefandezze, ci chiediamo se magari non è il caso, almeno per la rete autostradale, ritornare al passato e togliere questa essenziale infrastruttura nazionale a concessionari che non si sono dimostrati all’altezza.
Peppino Fumagalli